Ad Agerola si tramanda la ricetta di un tarallo al finocchietto, la cui invenzione e produzione è limitata ai confini del suo comune, ricordato nella denominazione De.CO.
La ricetta tradizionale, sopravvissuta oralmente di generazione in generazione e ancora rispettata dai laboratori che producono i taralli per la vendita, prevede che si impastino acqua, farina, finocchietto, pepe e sale con il crescito naturale e che si formino, a mano, delle ciambelle o delle treccine che devono lievitare all’aria per circa mezz’ora. Dopo la lievitazione, ciascuna ciambella viene immersa in acqua bollente per circa 2 minuti, prima di essere infornata e confezionata. Il tarallo di Agerola è molto croccante e risulta determinante, sul suo sapore, l’aroma del finocchietto. Una variante alla ricetta originale, anch’essa molto antica, è quella di sostituire il finocchietto dell’impasto con burro e mandorle intere o spezzettate; il cosiddetto “tarallo alle mandorle” uguale nella forma a quello classico, è leggermente più friabile e, grazie alla mandorla, ha un leggero retrogusto agrodolce.