Palazzo Acampora, risalente al XVIII secolo è uno dei rari esempi di dimora e architettura patrizia dell'alta Costiera Amalfitana. Residenza da oltre duecento anni degli Acampora di Corfù, il casato come testimonia il predicato di Corfù affonda le sue origini nelle nobili famiglie che, durante la dominazione veneziana dell'isola greca protrattasi sino ad oltre la metà del settecento, dominarono sull'isola stessa. Il legame con la città lagunare è altresì testimoniato da alcuni mosaici in pasta vitrea, presenti nel palazzo, provenienti da Murano e risalenti alla fine del diciannovesimo secolo, in cui si elogiano le virtù e le origini della famiglia Acampora ed in particolare del cavalier Francesco.
Al dominio di Corfù è legato, con molta probabilità, uno dei due blasoni di famiglia; quello che sovrasta la cappella gentilizia degli Acampora nella chiesa parrocchiale di S. Matteo Apostolo in Bomerano (dipinto inoltre sul grande focolare della cucina dell'appartamento nobile), riportante due colombi alla base di un grande pino. Il secondo (giglio d'argento antico in campo blu), di concessione borbonica, successivo rispetto al precedente, è posto alla sommità del portone principale del palazzo ed è inoltre affrescato all'ingresso dell'appartamento storico.
Teatro di una affascinante saga familiare, che ha interessato tragicamente anche la figura del Generale Avitabile, le vicende di casa Acampora hanno significativamente influenzato la storia dell'alta costiera per tutto il diciannovesimo secolo sino al primo trentennio del ventesimo.
Personalità di spicco del mondo della politica e della cultura del primo Novecento, erano ospiti abituali di Palazzo Acampora. Tra questi il maestro Francesco Cilea che, con la marchesa Rosa sua sposa, trascorreva abitualmente le vacanze estive ad Agerola ospite della famiglia, (le sue famose note ancora risuonano sul grande pianoforte a coda del salone delle feste) e il fraterno amico onorevole Enrico De Nicola, poi primo presidente della neonata Repubblica Italiana.
A distanza di un secolo, un attento ed appassionato restauro ad opera degli ultimi discendenti della famiglia, ha restituito all'antico splendore l'appartamento storico (unitamente agli arredi originari, agli affreschi, ai finti marmi policromi ed alle tele del Pallegiani), le cantine, la corte, la bella scalinata napoletana.
Epoca: XVII secolo
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